2 marzo
2014
“Unastoria” di Gipi punta al Premio Strega
Da tre
mesi, uno scrittore, Silvano Landi, è
ricoverato in una clinica psichiatrica.
I medici,
che lo curano con dosi massicce di farmaci, hanno formulato una diagnosi
perentoria: schizofrenia improvvisa con atteggiamenti compulsivi ad indirizzo
monotematico.
La
malattia, che inaridisce i sentimenti e raggela la volontà, lo ha isolato dal flusso
tumultuoso della realtà esterna per sprofondarlo in un abisso di confuse ossessioni.
Il primo
sintomo si era manifestato all’approssimarsi del cinquantesimo compleanno,
quando, svegliatosi da sogni inquieti (come Gregor Samsa che si trovò
trasformato nel suo letto in un enorme insetto), vide la propria immagine allo
specchio e inorridì.
A lungo si
era illuso di possedere ancora l’aspetto di un diciottenne, e solo in quel
momento, d’improvviso, riconoscendo nelle rughe del volto i segni di tante
sconfitte, aveva avuto la consapevolezza che il tempo dell’esistenza ormai
correva inesorabilmente verso la fine.
Consegnato
alla depressione, abbandonato dalla famiglia, inaridita la creatività, Landi
fissa il vuoto e di tanto in tanto traccia sulla carta due immagini, sempre le
stesse – una stazione di servizio e un grande albero secco – forse inconsce allegorie
della solitudine e dell’impotenza.
La sua
mente, incapace di mantenere un rapporto con ciò che lo circonda, lo spinge a
immedesimarsi nel bisnonno, soldato nelle trincee della prima guerra mondiale.
Di lui,
tanto tempo prima, ha ritrovato le lettere scritte alla moglie dal fronte e ne
è rimasto sconvolto.
Raccontano emozioni
lancinanti e sentimenti estremi; descrivono le paure dell’attesa e l’orrore
della battaglia; rivelano la fragilità dell’uomo, disposto anche a precipitare
nella crudeltà pur di aver salva la vita, pur di ritrovare la strada di casa e
magari, davanti a essa, ottenere il perdono.
Dal 12
dicembre dello scorso anno, anche Gianni Pacinotti – illustratore, scrittore,
cineasta, più noto come Gipi – ha compiuto cinquant’anni.
Ma già
prima, approssimandosi quella età in cui sono inevitabili i bilanci, aveva
sentito il bisogno di scrutare nel fondo dei propri tormenti e di creare un
personaggio nel quale in qualche modo specchiarsi.
Lo ha
chiamato Silvano Landi e lo ha fatto
diventare protagonista del romanzo a fumetti “Unastoria” recentemente
pubblicato da Fandango-Coconino Press.
Il libro,
che rappresenta il ritorno di Gipi alla narrativa disegnata, dopo le esperienze
come regista dei film “L’ultimo terrestre” (del 2011) e “Smettere di fumare
fumando” (del 2012), è subito diventato un caso editoriale, sia per le migliaia
di copie vendute, sia perché il suo
editore, Domenico Procacci, ha dichiarato che intende candidarlo al Premio
Strega.
Ancora,
ovviamente, non è dato di sapere se “Unastoria”,
sarà il primo graphic novel ammesso ad una delle competizioni letterarie più
prestigiose d’Italia. In ogni caso è indubitabile che la Letteratura – quella
capace di generare nuovi mondi e nuove sintassi – scorre davvero in ognuna
delle sue centoventisei pagine. Si palesa nella struttura del testo, nella disposizione dei piani narrativi, nel ritmo
dialogico, nella fusione, fascinosa e perfetta, della scrittura con l’arte
grafica. Come nelle precedenti opere “La
mia vita disegnata male” e “Baci dalla provincia”, che lo fecero conoscere al
pubblico di mezza Europa, anche in
questo suo ultimo lavoro, l’artista Gianni Gipi Pacinotti impiega le più
varie tecniche pittoriche per coinvolgere emotivamente il lettore.
Sequenze
illustrate con sottili tracce di inchiostro, dove figure e oggetti in bianco e
nero galleggiano in inquadrature prive di bordi, si alternano a vignette e a
grandi illustrazioni in cui tutte le sfumature dei colori acquerellati – di
volta in volta luminosi, impalpabili, gelidi e oscuri – si dispongono sulle pagine per evocare
l’essenza della natura e il suo ruolo nel destino degli uomini, o per rivelare
i turbamenti che lacerano l’anima e la
mente di Silvano Landi, il personaggio che Gipi ha creato per raccontare un po’
di se stesso.