10 marzo 2014

LUPO ALBERTO FA 40


Febbraio 1974. 
Un lupo si intrufola nel pollaio, brinca una pollastra e fugge, inseguito da pallottole d’ogni calibro. Arrivato nel bosco, si poggia, stremato, ad un albero e dichiara, mentre lei lo sbaciucchia: “Marta, non possiamo continuare a incontrarci così!...”.
Così, esattamente quarant’anni fa, da una strip di tre sole vignette pubblicata sul Corriere dei Ragazzi, Lupo Alberto irrompeva per la prima volta sul palcoscenico del fumetto umoristico italiano. Bastarono quelle tre inquadrature – che obbligavano il lettore a passare repentinamente dall’inquietudine iniziale, alla risata per l’imprevedibile finale –  a far si che la paradossale love story tra cacciatore e preda, tra il lupo azzurro e la gallina cresciuta a becchime e perbenismo, cui sono testimoni gli animali della fattoria McKenzie, iniziasse la scalata che in breve l’avrebbe portata alle vette della popolarità.
Nel corso di questi quattro decenni, Lupo Alberto, amatissimo dagli adolescenti di ambo i sessi, ha dato il proprio nome ad un mensile a fumetti, è diventato testimonial di importanti campagne sociali, è stato protagonista di videogiochi, di cartoni animati, di una serie radiofonica, addirittura di un musical, mentre il suo marchio impreziosisce diari, zainetti e capi d’abbigliamento e le strisce con le sue avventure sono distribuite in tutto il mondo.
A orchestrare le mosse del lupo, a descriverle graficamente in migliaia di gag, a inventare dialoghi arguti e frizzanti, è, da sempre, Silver, nom de plume del modenese Guido Silvestri, che fin da ragazzo sognava di diventare un cartoonist.
“Tornando ogni giorno da scuola col pullman che attraversava la campagna modenese – ricorda l’artista – incominciai a fantasticare di fattorie, aie e pollai come teatro di una saga inscenata da animali da cortile. Lupo Alberto non era nemmeno previsto. Mi divertivo a immaginare quali rapporti si potessero instaurare tra animali così diversi costretti in cattività”. Quando ne firmò la prima striscia, aveva da poco compiuto ventun anni e poteva vantare un solido apprendistato nello studio di Bonvi, dove disegnò le storie di Capitan Posapiano e di Cattivik, provando anche a emulare, nello stile e nelle tematiche, i grandi maestri americani. “Devo molto – spiega – alle serie animate della Warner, Wile E. Coyote di Chuk Jones in particolare, che hanno influenzato moltissimo il mio gusto umoristico, in chiave ‘slapstick’, corretto in seguito dalla poetica di strisce come Peanuts, Krazy Kat, Pogo e altre.”
Per mantenere sempre altissimo il livello delle trame, Silver ha via via disposto attorno a Lupo Alberto (e a Marta, la sua innamorata) una affollata galleria di figuranti, di gregari, di autentici characters, dal cagnone Mosè, al maiale Alcide, al papero Glicerina, fino a Enrico La Talpa che ha ormai assunto il ruolo, paritetico, di primattore. “Pur non avendo mai inteso Lupo Alberto come un mio alter ego – afferma Silver –  è stato inevitabile che dal rapporto simbiotico scaturisse una parziale identificazione, ma soltanto a una analisi molto superficiale. Già allora il mio vero alter ego, il personaggio nel quale in seguito mi sono pienamente incarnato, era Enrico la Talpa, ovvero il simpatico gaglioffo che alberga dentro ognuno di noi. Pusillanime e opportunista, velleitario e cacciaballe, meschino e borioso. Chi non si riconosce in almeno un paio di questi aggettivi? Con Enrico il processo di identificazione è immediato: chi ne segue le gesta è spinto dalla curiosità di vedere fino a che punto di cialtroneria egli stesso si possa spingere. Il successo è assicurato. Succede anche in politica.”
Per festeggiare degnamente i primi quarant’anni di Lupo Alberto è stata programmata una carrellata di eventi, ideati dallo storico dell’immagine Ferruccio Giromini, che è iniziata pochi giorni fa con la partecipazione al Carnevale di Fano di un  carro allegorico dedicato agli abitanti della fattoria McKenzie, per continuare fino al 2015, con mostre a cadenza mensile in varie località italiane (nel Veneto saranno a Marostica, a maggio, e Rovigo, d’estate) e con un volume celebrativo, edito da Sagep.

 “Penso (e spero) – ci ha dichiarato Silver – che Lupo Alberto rappresenti ancora la coerenza e il rispetto dei valori, valori universali, buoni oggi come ieri. Credo nell’uguaglianza, nel progresso, nella pace, tutte parole che oggi possono apparire vuote di significato, e che proprio per questo vanno riempite di contenuti giorno dopo giorno. È quello che bene o male cerco di fare da quarant’anni con i miei fumetti, non per spirito missionario, ma per rispetto verso me stesso e i miei simili. Di progetti ne ho un cassetto pieno, ma ho qualche dubbio di riuscire a realizzarne qualcuno a breve. È più probabile che debba comprarmi un cassetto nuovo”.