Huckleberry Finn di Mattotti

2 gennaio 2013
Huckleberry Finn di Mattotti

Sono passati più di trent’anni da quando “Le avventure di Huckleberry Finn”, tradotte in fumetti da Lorenzo Mattotti vennero pubblicate da un piccolo editore milanese. Si trattava della seconda opera di ampio respiro in cui l’artista bresciano, allora ventiquattrenne, si cimentava, eppure già conteneva la promessa di quella imminente evoluzione che lo avrebbe portato a realizzare capolavori destinati ad alimentare l’immaginario di migliaia di lettori in tutto il mondo, come “Fuochi”, “Il Signor Spartaco”, “L’Uomo alla finestra”. “Stigmate”, “Lettere da un tempo lontano”. La bizzarra schiera di personaggi che animano il romanzo di Mark Twain e lo scenario del Mississippi e delle paludi limacciose in cui le vicende sono ambientate, offrirono al giovane Mattotti (affiancato dallo sceneggiatore Antonio Tettamanti, grande appassionato di cultura americana) il modo di mettere in mostra tutte le potenzialità del proprio stile descrittivo e narrativo. “Dopo vari anni passati a balbettare strambe storie alternative – ha scritto lui stesso – il confronto con un grande classico fu l’occasione di dimostrare che ero capace di raccontare anche in maniera più tradizionale, divertendo e illustrando. Ciò che amavo della storia era la dimensione del viaggio, i rarissimi cavalli, e la presenza del fiume. Raccolsi numerosi libri sui battelli del Mississippi. Ero affascinato dall’atmosfera del western, con i cowboy, con i pistoleri. Adoravo quelli dai grandi baffi, dai cappelli a punta, pelosi, grotteschi come quelli di Robert Altman e completamente diversi da quelli di John Wayne. Le barbe irsute, i lunghi spolverini, le pesanti pistole, i pantaloni larghi e sfondati di Sergio Leone erano altri punti di riferimento”.
Realizzate, allora, in bianco e nero e disposte su quattro strisce, le vignette che compongono la versione mattottiana di “Le avventure di Huckleberry Finn”, nel 2011 sono state rimontate in formato orizzontale e colorate dalla scenografa Céline Puthier, per una lussuosa riedizione voluta dall’editore francese Gallimard.
Nella medesima veste, con una copertina ad hoc e con un’appendice di dieci pagine dove Mattotti racconta, esibendo anche illustrazioni inedite, il work in progress e l’avvicinamento al celebre scenario di Twain, il romanzo a fumetti ora ritorna in Italia in un volume cartonato coprodotto dalle edizioni OrecchioAcerbo e Coconino Press. “Per me è un libro importante – ha dichiarato l’artista – ed è una grande gioia aver avuto la possibilità di ripubblicarlo, come fosse rinato. Ma quello che mi auguro davvero è che i nuovi lettori scoprano un grande capolavoro della letteratura e di suscitare in loro il desiderio di leggere l’originale”.