Storie dal Portogallo


17 novembre 2006


Quando arrivai a Lisbona, il 25 aprile era passato da una decina di giorni, ma si notavano ancora i segni dei festeggiamenti per i vent’anni anni dalla Rivoluzione dei garofani: bandiere rosse ad Alfama, tassisti ciarlieri pronti a raccontare storie di naia in Angola, manifesti con slogan battaglieri, militanti del partito comunista che distribuivano volantini ciclostilati.
Lisbona, nel maggio del 1994, era anche “capital ibero-americana da cultura” per cui spirava anche l’aria frizzante che di solito accompagna i grandi eventi culturali. In giro per la città si svolgevano convegni, presentazioni di libri, letture pubbliche, incontri con autori portoghesi, spagnoli, cileni, argentini, brasiliani (Jorge Amado, in un salotto di Casa Pessoa, parlava di letteratura a mezzo metro da me!), ma anche concerti di musica popolare al Teatro Camoes (spesse volte aperti dalla canzone "Grândola vila morena" che diede il segnale d’inizio della Rivoluzione), e tante mostre, piccole e grandi.
Al Museo Rafael Bordalo Pinhero era programmata una esposizione di fumetti dal titolo: “José Muñoz, a cidade, o Jazz da solidão” alla cui realizzazione avevo contribuito.
Un mese prima mi era arrivata una lettera da Joao Paolo Cotrim, un giornalista portoghese che non conoscevo; lui, invece, sapeva di una mostra dedicata al maestro argentino da me curata per Treviso Comics e mi chiedeva di riproporne una parte - quella con i panorami metropolitani e gli ambienti jazzistici - nella capitale lusitana.
Con José Muñoz e le rispettive consorti, arrivai a Lisbona il 4 maggio, il giorno prima dell’inaugurazione; incontrai Joao Paolo Cotrim e appresi che scriveva di cinema per la rivista Metropolitan, che conosceva bene il fumetto italiano ed internazionale, e che era molto attivo come divulgatore delle opere di giovani artisti locali (negli anni successivi è stato sceneggiatore di film d’animazione e di fumetti, ha firmato testi di critica e racconti per l’infanzia, ha diretto la Bedeteca de Lisboa e il Salão Lisboa de Ilustração e Banda Desenhada).
Con Cotrim ho collaborato nuovamente nel 1999, per una collettiva di autori italiani, e ci siamo sempre tenuti in contatto scambiandoci opinioni e pubblicazioni a fumetti.
Il suo ultimo libro, che ho ricevuto l’altro ieri, mi ha fatto tornare in mente le atmosfere di quel lontano viaggio a Lisbona con, sullo sfondo, il 25 aprile del 1974 che cancellò cinquant’anni di dittatura fascista. Il libro si intitola “Salazar, agora, na hora de sa morte” e racconta la vita pubblica e privata di Antonio de Oliveira Salazar, ovvero del dittatore che governò il Portogallo dal 1932 fino1968 quando, per una caduta da una sedia, venne colpito da un infarto che lo rese invalido e lo portò, due anni dopo, alla morte.
Joao Paolo Cotrim inizia il racconto proprio da quell’incidente e subito assegna a Salazar il ruolo di soggetto narrante in maniera di ripercorre attraverso le sue memorie (e le sue confessioni) i vari capitoli di una vicenda privata e politica - dall’infanzia in campagna agli anni del seminario, dal primo incarico di governo alla presa del potere, dalla scelta della neutralità durante il secondo conflitto mondiale fino alle guerre coloniali che rivelarono il fallimento del suo progetto politico – senza nascondere le ambiguità, le contraddizioni, le paure e le segrete passioni.
Un contributo alla comprensione di alcuni termini portoghesi e di varie didascalie mi è stato offerto dalle suggestioni visive create da Miguel Rocha, già altre volte chiamato a illustrare i testi di Joao Paolo.
Artista fra i più interessanti del fumetto espressionista contemporaneo (purtroppo l’unico suo lavoro tradotto in Italia è “Borda de Agua”, pubblicato sul secondo numero della rivista “Orme”), Rocha, fin dall’esordio nel 1999, ha formulato una tecnica ricca di sfumature cromatiche e di effetti anamorfici, con la quale da forma e sostanza non solo agli ambienti e ai personaggi ma soprattutto ai sentimenti e alle emozioni che percorrono i racconti.
Le sue immagini contribuiscono non poco a fare delle duecento pagine sceneggiate da Joao Paolo Cotrim un’opera preziosa per chi apprezza ogni possibile declinazione della narrativa disegnata come per chi ama il Portogallo e, magari, sogna garofani rossi.