PER RICORDARE DINO BATTAGLIA


4 ottobre 2008


E’ passato un quarto di secolo dal 4 ottobre 1983 in cui morì, ma Dino Battaglia, che pure ha operato nell’ambito, per certi versi destinato ad una fruizione effimera, del fumetto e dell’illustrazione non è un artista dimenticato. Il Comune di Venezia, città in cui nacque l’1 agosto del 1923, intende ricordarlo con una grande mostra prevista per la prossima primavera; i suoi lavori continuano a essere ristampati in vari paesi d’Europa; il suo stile grafico contemplativo e nel contempo tecnicamente complesso, rimane un imprescindibile riferimento per ogni giovane disegnatore che intenda evitare le convenzioni della mediocrità.
“Dino Battaglia è uno dei miei maestri. - ha dichiarato il fumettista Matteo Alemanno, veneziano d’adozione, apprezzato anche all’estero - Dal mio punto di vista, insieme a Attilio Micheluzzi, Sergio Toppi e Hugo Pratt, rappresenta il meglio che la "linea scura italiana" abbia prodotto tra gli anni ′60 e gli anni ′80. L′atmosfera delle storie di Dino Battaglia mi ipnotizza da sempre. Le sue tavole danno l′impressione di calarsi in un mondo vero e sconfinato. Oltre alla padronanza magistrale del disegno e della recitazione dei personaggi, nei fumetti di Dino Battaglia, mi è sempre piaciuta moltissimo l′architettura espressiva delle tavole. Trovo che facesse un uso veramente spregiudicato e moderno del "vuoto" che lui riusciva a ottenere con il bianco, ma anche con il nero e con il grigio. E che riuscisse a mettere in scena un equilibrio perfetto tra testo e disegno. Quando sono affaticato dal disegno, mi basta dare un′occhiata a una sua pagina per ripartire. E′ qui che trovo le mie radici come disegnatore.
Laura Scarpa, illustratrice nata a Venezia, ora anche direttrice del mensile Scuola di Fumetto, lo conobbe a Treviso Comics, festival del quale egli era una sorta di nume tutelare: ” Sono cresciuta a Corriere dei Piccoli, e dunque per me Dino Battaglia era quello di tante storie di guerra e dei 5 del Selena... Il colpo di fulmine fu trovarlo su Linus, assieme a Pratt. Due grandi maestri che scoprii avevano lavorato da giovani all’Asso di Picche proprio sul tetto dello stesso stabile dove
mia mamma lavorava in farmacia (al piano terra), vicino casa.
Conobbi Battaglia a Treviso, quando ero ancora imberbe, e gli mostrai i miei primi fumetti che cercavo di portare per editori a Milano. Mi avevano preavvertita: è un orso, è duro, è severo! Fu squisito. DI più. Guardando le mie stilizzazioni semi african-cubiste disse: “Peccato che non sia venuta in mente a me questa idea!” dolce e assoluta menzogna.
Su suo invito andai a trovare lui e la moglie Laura a Milano, in quelle mie prime esplorazioni. Furono gentilissimi, caldi, chiacchierini. Vedendo delle mia figurine della Commedia dell’Arte, piuttosto schizzate, mi consigliò di andare al Corriere dei Piccoli. Ci andai, chiaramente ero troppo acerba, non ne venne niente. Ma lui aveva telefonato, presentandomi, alla direttrice, la Pellegrini. Sapevo reggere i rifiuti, ma la sua telefonata rese quello del Corrierino lieve e dolce”
Dino Battaglia aveva debuttato nel fumetto nell’immediato dopoguerra illustrando alcune tavole della serie Junglemen, scritta dal concittadino Alberto Ongaro, per la rivista “lagunare” Asso di Picche alla quale collaborava anche Hugo Pratt.
Pochi anni dopo emigrò a Milano per iniziare una professione che lo avrebbe via via portato a disegnare personaggi western (Pecos Bill, El Kid, Oklahoma) e a collaborare con l’Intrepido, Il Vittorioso, il Corriere dei Piccoli, il Corriere dei Ragazzi. Negli anni sessanta, la sua cifra stilistica, capace di coniugare fumetto e illustrazione con esiti così felici e inediti da cancellare ogni barriera tra i due linguaggi, gli spalanca le porte delle riviste Sgt Kirk, Linus, Il Messaggero dei Ragazzi, Il Giornalino, per le quali crea una serie di capolavori tratti da opere letterarie - Moby Dick, Till Eulenspiegel (sceneggiato da Piero Zanotto), Gargantua e Pantagruele (adattato a fumetti dalla moglie Laura De Vescovi), La prova del fuoco, I Racconti di Maupassant, Lovercraft e Poe (del quale ambienta la novella ‘Non scommettete la testa col diavolo’ nella sua Venezia), Lo strano caso del dott. Jekyll e del sig. Hyde, solo per citarne alcuni.
“Dino Battaglia - scrisse il critico Ranieri Carano - è stato un grande mediatore tra il cielo degli scrittori immortali e la terra dei mortali lettori di fumetti, attività assai meritoria che contribuì in maniera determinante a dar fiato al processo di rivalutazione del fumetto nel corso degli ultimi trent’anni”.