24 maggio 2008 |
Doveva essere cinema e diventò fumetto Il viaggio di G. Mastorna detto Fernet. In principio, nel 1964, si trattava di una sceneggiatura che Federico Fellini aveva realizzato traendo spunto da un romanzo di Dino Buzzati e dalla quale doveva prendere forma un suo nuovo film. Poi le sue incertezze, nonostante avesse già girato vari provini, e i contrasti con la produzione fecero arenare il progetto. Il testo sarebbe rimasto nel cassetto delle intenzioni irrealizzate, se, nel 1992, la collaborazione con Milo Manara non avesse suggerito al regista di modificarlo in modo di raccontarne la storia (il viaggio di un musicista che attraversa la realtà e i sogni fino a perdersi in una dimensione ultraterrena) non con i fotogrammi di una pellicola, ma con le vignette in sequenza del fumetto. Manarà conferì al protagonista il volto di Paolo Villaggio, per stemperare con un tocco clownesco l’atmosfera kafkiana delle vicende, illustrò minuziosamente le scenografie e i costumi, utilizzò, con tecnica raffinata, la tempera monocroma per fissare le figure sulla pagina e ottenne, un capolavoro in cui ogni elemento caratteristico del cinema felliniano si fondeva perfettamente con la sua inconfondibile sensibilità grafica. Ben diciotto tavole de Il Viaggio di G. Mastorna, affiancate da bozzetti per i manifesti dei film L’Intervista e La Voce della Luna, saranno esposte nella personale di Milo Manara che si inaugura il 24 maggio all’ex Macello di Dolo, in contemporanea con la rassegna “Umorismo e Satira”. Ne rappresentano, anzi, la sezione più suggestiva in quanto non solo dimostrano l’ampiezza del rapporto creativo che legò Manara a Fellini (assieme, già nel 1986, avevano firmato Viaggio a Tulun, altro fumetto da un film mai girato) ma anche quanto siano labili i confini tra le varie espressioni dell’arte. L’esposizione di opere del Maestro veronese, curata da Vincenzo D’Agostino e visitabile fino al 14 giugno, comprende inoltre smaglianti e coloratissime illustrazioni per il volume I Borgia, pubblicato nel 2004 e che si avvale, tanto per rimarcare le affinità tra fumetto, letteratura e cinema, di un testo del regista, scrittore, drammaturgo cileno Alejandro Jodorowsky. Completano la Mostra alcune di quelle “donnine” che hanno reso famoso Milo Manara come l’autore più di ogni altro capace di narrare la sensualità femminile e di descrivere l’erotismo, anche quello più esplicito, con eleganza, senza mai sfiorare la volgarità. “Non ho l’ipocrisia – ci ha confessato una volta – di chi mostra culi in televisione, a tutte le ore, per vendere yogurth o cera per pavimenti. Io vendo quello che disegno: esattamente ciò che il pubblico vuole da me”. |