Il compleanno di Paperone


13 dicembre 2007


“Me ne sto in questa casa grande e solitaria aspettando che passi il Natale! Quella stupida stagione in cui tutti si vogliono bene! Io...io sono diverso! Tutti mi odiano e io odio tutti!”.
Con questa battuta carica di livore, debutta sulla scena del fumetto un vecchio palmipede antropomorfo di nome Scrooge McDuck che accompagna le parole con uno sguardo bilioso, con un atteggiamento da misogino incallito e con un becco contratto in una smorfia feroce.
Appare in una storia dal titolo “Christmas on Bear Mountain”, stampata nel dicembre 1947 (giusto sessant’anni fa) sul mensile americano “Four Color Comics” e pubblicata in Italia pochi mesi dopo come “Il Natale di Paperino sul Monte Orso”.
Il personaggio, almeno secondo gli intenti dello sceneggiatore e disegnatore Carl Barks, che l’ha inventato, avrebbe dovuto interpretare un ruolo di secondo piano, magari destinato a una comparsata irrilevante e poi mai più riapparire; non per nulla gli aveva assegnato un aspetto ruvido e un carattere odioso (ad imitazione di quel Ebenezer Scrooge descritto da Charles Dickens nella famosissima novella “A Christams Carol”) che decisamente confliggevano con l’ambiente natalizio e con i buoni sentimenti che aleggiano attorno alla Santa Notte.
Invece, la figura di quel vecchio dai folti basettoni bianchi, da noi ribattezzato Paperon de’ Paperoni, non passò inosservata, anzi indusse nei lettori infinite curiosità e stimolò addirittura sentimenti di genuina simpatia. Così, imprevedibilmente, Paperone non finì nel dimenticatoio, non sparì dalla memoria, come capita a molte delle figurine che popolano le vignette, ma anzi diventò una stella di prima grandezza nel cielo del fumetto (e non solo): Strada facendo, l’arte di Carl Barks gli attribuì un passato di cercatore d’oro, una piccola schiera di irriducibili nemici e rivali - la Banda Bassotti, la strega Amelia, il magnate Rockerduck - , un’infinità di interessi economici in ogni angolo del globo, un colossale deposito, posto su una collina che domina la città, colmo di monete d’oro in cui ogni giorno egli si tuffa, sguazza e un po’ ringiovanisce.
Nell’arco di pochi anni Paperone divenne primattore in decine e decine di memorabili avventure nelle quali ha esternato una caparbia predisposizione allo sfruttamento del nipote Paperino e del maggiordomo Battista, in particolare, e una grinta da carognesco capitalista, ma anche palesando (e non raramente) una generosità non comune, una sensibilità addirittura commovente, insomma un autentico “cuor d’oro”. Buoni sentimenti che, varie volte e quasi a voler far sbiadire il ricordo delle affermazioni con le quali si era presentato, emergono proprio a Natale, quando Santa Claus gira con la slitta a distribuire doni, come in quei due conosciutissimi racconti “Zio Paperone e la scavatrice” e “Zio Paperone e il ventino fatale” inseriti nell’Oscar mondadoriano “Vita e dollari di Paperon de Paperoni”.
Quarant’anni fa, nella prefazione di quel volumetto, parlando di Paperone, lo scrittore Dino Buzzati annotava: “ha l’ambivalenza, la ambiguità anche, la volubilità di tutti noi uomini. Felice e infelice nello stesso tempo, furbissimo e ingenuo, impassibile e collerico, coraggioso e vigliacco. E’ un personaggio vivo, insomma, persuasivo, simile a tanti di noi.”
Doti e tematiche che, quando Barks abbandonò la matita per raggiunti limiti d’età, vennero raccontate e, talvolta, coniugate in forme anche impreviste da pregevoli continuatori come il fumettista statunitense “Keno” Don Rosa e il maestro veneziano Romano Scarpa.
Nel 2007, per celebrare i sessant’anni dalla sua “nascita”, la Walt Disney Italia ha messo in cantiere numerose iniziative (in primis il conio della leggendaria “numero 1”, ovvero la monetina che ha dato il via alle fortune del nostro eroe) culminanti con la ristampa di “Paperino sul Monte Orso” nel “Topolino” di questa settimana e con la pubblicazione sul numero 2717, in edicola dal 19 dicembre, del suo sequel, scritto da Tito Faraci e illustrato da Giorgio Cavazzano (autore che ben conosce l’animo di Paperone avendone firmato, nella sua quarantennale carriera, centinaia di storie).
Questa avventura ha per titolo “Zio Paperone in....Un altro Natale sul Monte Orso” e racconta di uno strano Zio di Babbo Natale che fa compiere al miliardario un viaggio di sei decenni indietro nel tempo per indurlo a tornare odioso e crudele come agli esordi. Ovviamente, alla fine “lo spirito del Natale”, che nella stagione dei presepi e degli abeti inghirlandati diffonde la bontà a piene mani, avrà la meglio e noi lettori riavremo l’eroe che tanto amiamo: avaro, arrogante, dispettoso, mutevole ma anche profondamente e simpaticamente umano. Buon compleanno, dunque, Paperone!