Gli anni 30 di Martin Mystère


16 aprile 2012

Impossibile collocare Martin Mystère dentro il perimetro di un genere narrativo, di una specifica categoria, di un particolare e unico teatro d’azione. Fin dal debutto in edicola, nell’aprile del 1982, esattamente trent’anni fa, rappresentò un’assoluta novità nell’ambito delle collane bonelliane.
Non si trattava di un western, scenario che da sempre caratterizzava gran parte della produzione fumettistica della casa editrice - basta pensare a Tex, Zagor e Ken Parker - ma di una serie ambientata ai giorni nostri, in cui, sorprendentemente, si amalgamano i più disparati percorsi dell’avventura - dalla fantascienza al poliziesco, dalla parapsicologia ai misteri della Storia e delle leggende, fino al glamour e all’umorismo - ogni volta spingendo le ipotesi da cui prendono origine le trame fino ai limiti estremi dell’immaginazione.
Sul palcoscenico delle vignette, Martin Mystère non interpreta il ruolo del convenzionale “eroe” dei fumetti - fascinoso come un divo del cinema e avventuriero per professione e destino; rappresenta invece una figura più complessa e inconsueta, ovvero quella dell’intellettuale, del professore universitario, del divulgatore culturale, del bibliofilo in possesso di una vivacissima curiosità e di una erudizione enciclopedica (assimilabile a quella di Alfredo Castelli, il geniale sceneggiatore che lo ha creato) che lo spingono a investigare su segreti inesplicabili e su enigmi irrisolti in modo, ogni volta, di sbalordire e avvincere i lettori, anche i più tradizionalisti.
Forse fu anche merito del suo successo, se la casa editrice guidata da Sergio Bonelli, pur mantenendosi fedele ai tradizionali eroi western che ne avevano determinato le fortune, si dispose a progettare personaggi nuovi e collocati nella contemporaneità, come Dylan Dog, Nathan Never, Napoleone, Brendon, Julia, Dampyr, solo per citarne alcuni.
Per celebrare i trent’anni dall’esordio del “detective dell’impossibile”, da questa settimana è in edicola un numero speciale di 228 pagine, scritto da Castelli e illustrato da Giancarlo Alessandrini, che della serie è il disegnatore principale.
In copertina, i personaggi brindano seduti su una traversa d’acciaio sospesa sul cielo di New York – come gli operai della foto “Lunch atop a Skyscraper” scattata da Charles C. Ebbets nel 1932. La citazione non è per nulla arbitraria. Giocando con le parole - i trent’anni del personaggio e gli”Anni Trenta” - Castelli ha trasferito Martin e tutti i suoi amici in quel decennio che rappresenta l’età dell’oro del cinema e del fumetto d’avventura. Al fianco di Martin Mystère, oltre agli abituali comprimari - il neandertaliano Java, amico e spalla fidata, Diana Lombard, sua compagna di vita, Sergej Orloff, un tempo collega e qui acerrimo nemico, Angie, la svampita spogliarellista – stavolta recitano anche Dick Tracy e King Kong, Boris Karloff e Doc Savage, The Shadow e il disneyano Dottor Enigm e tante altre figure, che ancora gremiscono l’immaginario collettivo. Il risultato è un albo spumeggiante e memorabile, come d’altra parte l’anniversario richiedeva, in cui attori e autori danno davvero il meglio di sé.