29 aprile 2008 |
Memorie dell’arte bimba Coniglio Editore, euro 16,50 A oltre dieci anni da “Prima Pagare Poi Ricordare”, Filippo Scòzzari torna a raccogliere il filo della memoria. Allora aveva descritto con spietata sincerità la Bologna degli anni settanta, l’esordio come autore di fumetti, le vicende umane, talvolta drammatiche, di molti della sua generazione, le esperienze artistiche al fianco di Stefano Tamburini, Andrea Pazienza, Massimo Mattioli, Tanino Liberatore, coi quali stava creando le riviste “Cannibale” e “Frigidaire” e si avventurava in modalità narrative fino ad allora inesplorate. Stavolta, nel libro “Memorie dell’Arte Bimba”, appena pubblicato da Coniglio Editore, attinge ai ricordi dell’infanzia quale ulteriore pretesto per narrare le radici della sua passione per il disegno. Simili a “madeleines” proustiane, i giornalini degli anni cinquanta e sessanta, i pastelli Giotto, le copertine di Urania, le vignette di Kriminal danno la stura ad una autobiografia che via via diventa romanzo, resoconto di lontane emozioni, addirittura manuale appassionato sul come esprimere i propri sogni con gli strumenti di quella “arte bimba” chiamata fumetto. Anche in quest’ultima fatica, il disegnatore di Suor Dentona, Primo Carnera, La Dalia Azzurra, Il dottor Gek, Il mar delle Blatte, Capitan Dulciora, A Bagdad, irretisce il lettore per la qualità di una scrittura che coglie le relazioni tra il tempo e l’immaginazione, per la capacità di nobilitare il parlato, per lo sguardo, assieme critico e dissacratorio, col quale fruga impudicamente nella storia propria e del fumetto. “Memorie dell’Arte Bimba”, come Scòzzari stesso ha dichiarato è “il percorso di un bimbo che si ammala di Disegnite Perniciosa, cerca una strada e poi, sulla scorta di quello che crede di avere imparato, s’impalca e dà lezioni agli altri sullo stato dell’Universo”. |