ELIZABETH, OPERA PRIMA DI MARCO TAGLIAPIETRA.


24 novembre 2009


Si intitola “Ophelia” ed è, forse, il dipinto più famoso del Preraffaellismo.
Mostra l’infelice innamorata di Amleto, adagiata nell’acqua del ruscello in cui troverà la morte.
Le vesti, gonfiate dalla corrente, ancora la sostengono e lei, immersa nel delirio, indifferente alla sciagura incombente, rivolge verso il cielo lo sguardo, continuando a intonare arcane canzoni. L’opera, realizzata da John Everett Millais nell’inverno del 1851, ebbe come modella la bellissima Elizabeth Eleonor Siddal, detta Lizzie, poetessa e pittrice a sua volta, che già aveva posato per altri artisti della Confraternita, fra i quali Dante Gabriel Rossetti, con cui si sarebbe legata in matrimonio.
Per rendere più verosimile la scena, la ragazza venne fatta giacere in una vasca da bagno colma d’acqua scarsamente riscaldata e vi rimase per così tante sedute da procurarsi una bronchite che ne minò per sempre la salute. Lizzie, infatti, avrebbe vissuto solo trentatre anni: oltre alla malattia, un’inquietudine germogliata negli anni dell’infanzia, alimentata dai tradimenti del marito e dalla morte dell’unico figlio, la spinse in una cupa depressione, da cui il suicidio fu la sola via d’uscita.
Alla vita di questa donna, simbolo e paradigma di una stagione dell’arte in bilico tra decadentismo e innovazione, è dedicato lo struggente romanzo a fumetti “Elizabeth” pubblicato da 001 Edizioni di Torino e presentato al recente festival di Lucca.
Ne è autore il trentaquattrenne veneziano Marco Tagliapietra, insegnante di storia dell’arte al liceo scientifico di Portogruaro e nel contempo illustratore raffinato, abile sia nella tecnica grafica, dove si avverte l’influsso di maestri come Battaglia, Toppi e Mari, sia nella regia narrativa, efficace nell’evocare atmosfere che permeano di pathos ogni sequenza.
Attraverso ben centosedici tavole in bianco e nero, l’autore ripercorre la vita di Elizabeth Siddal, dal momento della nascita, all’incontro con Rossetti, dal giorno in cui prestò per la prima volta ad Ofelia il suo volto, a quando, sette anni dopo il decesso, la sua bara venne aperta e si scoprì, almeno secondo una leggenda, che il corpo aveva mantenuto intatta la propria bellezza, e che i rossi capelli erano cresciuti a dismisura.
“Elizabeth”, opera prima che sfugge all’autoreferenzialità di molti autori esordienti, consegna alla lettura un personaggio fatto di realtà e di mito, in cui, come lo stesso Marco Tagliapietra dichiara nella postfazione “traspaiono una madame Bovary inglese, un’Alice nel paese delle meraviglie e oltre lo specchio, una romantica Cenerentola e una piccola fiammiferaia che viene illusa della speranza del vero amore”.