Chinquemila chilometri al secondo


12 agosto 2010

“Sai cosa è peggio di partire? Ritornare. Dirsi che le tue esperienze le hai fatte ed è ora di tornare a casa. E trovare tutto come l’hai lasciato. Niente è cambiato, tranne se stessi”.
Attorno a questa frase, pronunciata da uno dei personaggi, è avvolta la trama di “Cinquemila Chilometri al secondo”, ultimo romanzo grafico (o graphic novel, adottando una definizione che ha il merito di aver riportato l’attenzione del pubblico sulla narrazione a fumetti) del friulano Manuele Fior. In essa è descritto il percorso esistenziale di tre giovani che, nelle centoquaranta pagine del libro, si incontrano, si amano, si allontanano per migliaia di chilometri e si ritrovano - come il destino reclama - per specchiarsi uno nell’altro, per riconoscersi, ma anche per ammettere l’impossibilità di riannodare nel presente, gli stati d’animo del passato.
Ne risulta un’opera grafico-letteraria, in cui sentimenti come l’amicizia, il viaggio, il bisogno di smarrirsi nel mondo, la consapevolezza e la rassegnazione, sono descritti con quell’efficacia che identifica, nel panorama della novelle vague fumettistica italiana, la personalità artistica di Fior.
“Due importanti ragioni - ci ha dichiarato - mi hanno spinto a raccontare questa storia: una è ammettere l’impossibilità di dimenticare una persona un tempo amata; l’altra è accettare il momento catartico in cui si avverte la difficoltà del ritorno, il disagio che la lontananza ha creato, la perdita delle proprie radici. In “Cinquemila Chilometri al secondo” i tre personaggi compiono scelte diverse, ma nessuna di esse è necessariamente vincente. Tutti perdono qualcosa e tutti guadagnano qualcosa; come succede, quasi sempre, nella vita”.
La vicenda si dipana, in luoghi convenzionali e in località esotiche (la Norvegia e l’Egitto che l’autore ha a lungo frequentato), tra fondali metafisici e scenari invasi da luci abbaglianti, soprattutto tra colori disposti in maniera di dialogare con la storia, anzi di determinarla, fornendo essi stessi l’ispirazione all’autore.
Come già nel recente “La signorina Else”, pure edito da Coconino, in “Cinquemila Chilometri al secondo” Fior molto spesso fa a meno del tratto nero che convenzionalmente contorna le figure, tanto da caratterizzare l’estetica del fumetto, e si affida a tutta la gamma possibile degli acrilici acquerellati, in modo che il colore non risulti più come un “abbellimento” bensì come un partner naturale della narrazione. Ed è il colore, nel romanzo, infatti, a fissare i ritmi dei capitoli, la cadenza delle sequenze, a precisare le caratteristiche fisiche e psicologiche dei personaggi, a definire lo stile, a coinvolgere e sedurre il lettore anche oltre la parola “fine”.