Casty sulla scia di Romano Scarpa


2 luglio 2006



Come ormai tutti sanno, da oltre mezzo secolo il mondo dei paperi e dei topi uscito della fantasia di Walt Disney ha trovato proprio in Italia i suoi interpreti migliori. Ed infatti, oggi, la quasi totalità della produzione di fumetti disneyani è concepita e realizzata nel nostro paese non solo per essere stampata su testate come Topolino, Cip & Ciop, Zio Paperone, ma anche per venire successivamente pubblicata in tutti i paesi del mondo.
Centinaia di soggettisti e di disegnatori italiani, in questi anni, pur restando fedeli alle convenzioni estetiche e psicologiche dei protagonisti fissate da “mago di Burbank”, hanno saputo apportare linfa nuova e vitale sia nella forma grafica, sia nei temi e nei contenuti. A non pochi di essi – Giovan Battista Carpi, Luciano Bottaro, Giorgio Cavazzano, Pier Lorenzo e Massimo de Vita, ad esempio – la critica e gli appassionati di fumetto hanno attribuito il titolo di Maestro.
Tuttavia, il Maestro più originale e significativo, quello che maggiormente ha contribuito al successo internazionale della “scuola disney italiana” è stato, senza ombra di dubbio, il veneziano Romano Scarpa, purtroppo deceduto l’anno scorso.
Autore completo, creatore dei testi e dei disegni delle sue storie, ha firmato - dal 1953, quando debuttò su Topolino con una storia intitolata “Biancaneve e Verde Fiamma” fino alla metà degli anni novanta - degli autentici capolavori della narrativa gialla a fumetti, in cui lo stile grafico “americano” (non immemore della lezione di Gottfredson, Barks e Taliaferro) si fondeva abilmente con atmosfere hitchochiane e con trame gremite di suspense e di geniali colpi di scena.
“Topolino e il Mistero di Tapioco VI”, “Topolino e il Pippotarzan”, “Topolino e l’unghia di Kalì”,
“Topolino e la Dimensione Delta”, “Topolino e la collana Chirikawa”, tanto per citare alcuni titoli, sono dei classici di Scarpa che hanno emozionato generazioni di lettori.
Probabilmente, molti lettori avranno percepito lo stesso modo di confezionare l’intreccio poliziesco, di descrivere atmosfere di mistero, e di illustrare l’umorismo, nella storia “Topolino e la città Taciturna” pubblicata nel numero 2640 di Topolino in edicola fino al 4 luglio.
Non è stato, ovviamente, Romano Scarpa, a idearla, ma uno dei più interessanti fra i giovani autori disneyani, che si firma col nom de plume di Casty ed è abile sia nella scrittura che nell’illustrazione.
Nato nel 1967 a Gorizia e registrato all’anagrafe come Andrea Castellan, dopo diverse collaborazioni con fanzine locali, Casty è diventato professionista nel 1993, sceneggiando per Cattivik e successivamente per Lupo Alberto. Dal 2003 collabora col settimanale Topolino segnalandosi come sceneggiatore geniale fin dal fumetto d’esordio,“Topolino e i mostri idrofili” , disegnato da Andrea Ferraris.
Questa “Topolino e la città Taciturna”, da lui scritta ed anche disegnata, non è una parodia, una copiatura di atteggiamenti e di scene o un modo per ricarlcare le gag scarpiane; è, bensì, una deliziosa avventura topoliniana, come non si leggevano da tempo, un prodotto affascinante e assolutamente da non perdere.
Soprattutto, come ci ha dichiarato Casty “ è un piccolo, umile omaggio al grande Maestro. Non ho voluto fare citazioni esplicite, ma piuttosto cercare di ricreare quell′atmosfera fatta di mistero, ingenuità e divertimento che era presente in tutte le grandi storie di Scarpa. Mi piace, mi diverte e mi commuove il Topolino di Scarpa, piccolo piccolo e quasi indifeso, ma generoso e determinato nell′aiutare chi subisce ingiustizie e soprusi”.