Carnera sul ring del fumetto


31 gennaio 2007


Carnera, la montagna che cammina, di Davide Toffolo
Coconino Press, Euro 14,oo


Aveva un fisico possente Primo Carnera. Era alto circa due metri e pesava centoventi chili. Quando comparve sulla scena sportiva sbalordì il mondo intero. Nessuno si aspettava che un popolo di emigrati smunti e pellagrosi potesse generare un simile gigante. Per gli italiani degli anni trenta, indipendentemente dalla propaganda del regime fascista, rappresentò la realizzazione di un sogno di riscatto sociale e la conferma che anche senza un quattrino, con la sola forza delle mani, era possibile ottenere un posto nel paradiso del benessere. Grazie ai trionfi sui ring europei e soprattutto alla conquista del titolo mondiale, entrò nell’olimpo degli eroi nazionali dello sport - con Gino Bartali, Nedo Nadi e Tazio Nuvolari - e divenne parte integrante della coeva mitologia popolare.
Già nel 1931, nell’avventura “Mickey Mouse Boxing champion”, realizzata da Floyd Gottfredson e pubblicata in Italia col titolo “Topolino vince Spaccafuoco”, appare un gatto grosso e forzuto che è la sua palese parodia, nel fisico come nel nome. Si chiama Creamo Catnera, di professione fa in boxeur e ha la sventura di battersi col topo disneyano che, ovviamente, lo metterà a ko. Tralasciando le motivazioni satiriche e polemiche, la storia è, in ogni caso, la conferma della enorme fama internazionale di Carnera. Nel 1947, stavolta in Italia e con tutt’altri intenti, l’Editrice Toro pubblica un quattordicinale a fumetti intitolato “Carnera” che contiene avventure di fantasia, scritte da Tristano Torelli e disegnate da Franco Plaudetti, e che verrà distribuito in edicola fino al 1950.
Recentemente, a conclusione delle manifestazioni organizzate a Pordenone per celebrare i cent’anni della nascita del campione, è giunto nelle librerie, edito da Coconino Press il volume “Carnera, la montagna che cammina” che percorre gli anni più inebrianti della sua carriera, dall’esordio al 1933, quando strappò a Jack Sharkey la corona dei pesi massimi.
Ne è autore Davide Toffolo, uno degli artisti più dotati e sensibili del panorama fumettistico, cui si devono opere sempre inconsuete e emotivamente coinvolgenti come “Piera degli Spiriti”, “Il Re bianco”, dedicato al gorilla albino Copito de Nieve, morto allo zoo di Barcellona, e “Pasolini”, ambientato nei paesi del Friuli dove visse il poeta. Da un paese del Friuli, Sequals, prende il via anche la vicenda umana e sportiva di Primo Carnera che Toffolo descrive con lo stile grafico che lo distingue, esito di un raro equilibrio di realismo e di grottesco, di naturalismo espressionista e di duttilità compositiva. “Carnera, la montagna che cammina” non è solo la cronaca per immagini di fatti privati e di imprese atletiche sui ring di mezzo mondo, ma un autentico, godibilissimo, “romanzo a fumetti”. I disegni, infatti, sanno raccontare fin nel dettaglio l’animo semplice e ingenuo del protagonista, la fame antica di cibo e di consensi che traspare dal suo sguardo, la gioia e lo stupore che, ad ogni vittoria, si stampano sul suo viso con un sorriso esagerato.
Inoltre, il lavoro è attraversato da lampi di genialità narrativa, come nell’episodio, non storico ma verosimile, in cui lo sceneggiatore Jerry Siegel, dopo aver visto di persona “l’uomo più forte del mondo”, decide di inventare un eroe invincibile dei fumetti e di chiamarlo Superman.