2 dicembre 2013

VENDITE RECORD PER ZEROCALCARE

E’ diventato un clamoroso caso editoriale.
Prima di “Zerocalcare” nessun fumetto italiano, nemmeno se firmato da autori come Hugo Pratt, Guido Crepax o Jacovitti, era mai entrato nella top ten dei libri più venduti.
Sono bastati invece meno di due anni perché i primi tre romanzi della serie – La profezia dell’armadillo, Un polpo alla gola, Ogni maledetto lunedì – raggiungessero il record di centomila copie complessivamente stampate.
Il quarto volume, “Zerocalcare: dodici”, da meno di un mese pubblicato da Bao Publishing – casa editrice guidata dallo sceneggiatore e traduttore trevigiano Michele Foschini – ha già accumulato trentamila prenotazioni, è stato acquistato da duemila visitatori durante il recente festival di Lucca, e si avvia a raggiungere tirature da record.
Le ragioni di un così ampio successo sono molteplici e, forse, necessiterebbero di una chiave sociologica per la loro corretta interpretazione. Vanno, comunque, dai caratteri dei personaggi al segno grottesco e inconfondibile che li fissa sulla carta, dalle trame originali ed avvincenti ai dialoghi gergali, immediati, talvolta grevi, in cui però molto spesso si annidano verità e affermazioni abbaglianti, fino ai costanti riferimenti alla cultura pop, all’ideologia, alle mode culturali che, fusi assieme, compongono sarcastiche metafore della realtà sempre più degradata in cui ognuno di noi vive. 
L’apocalisse, nel quartiere romano di Rebibbia, dove si ambienta “Zerocalcare: dodici”, è rappresentata da una invasione di zombi e di mostri antropofagi.
Questi esseri orrendi costringono il protagonista e i suoi amici  – Secco, Cinghiale e Katja – ad abbandonare le loro case, i loro video games, i loro cartoni animati, in fondo le loro sicurezze, e cercare di raggiungere, incolumi, l’autobus che potrebbe portarli in un luogo incontaminato (forse ancora per poco) della grande metropoli.
Inizia una serie di situazioni paradossali e il romanzo rivela la sua essenza di allegoria dell’incombente pandemia sociale e culturale – rappresentata dalla movida stracciona, dai locali del finto design, dalle fiumane di turisti irreggimentati, dai musicisti da strada, dai fast food – che dal centro dell’Urbe va diffondendosi per contaminare anche i quartieri rimasti genuinamente popolari 
A Rebibbia vive anche Michele Rech, l’autore dei testi e dei disegni della serie.
Si firma Zerocalcare, come il nome del suo personaggio, non ha ancora festeggiato i trent’anni, eppure sono già numerose e prestigiose le tappe del suo percorso artistico e professionale
Ha realizzato locandine per manifestazioni organizzate in centri sociali; dal 2003 lavora come illustratore per il quotidiano Liberazione, per il settimanale Carta, per La Repubblica XL, per la rivista Canemucco, per il sito Zuda.com dell’americana DC Comics, e crea varie storie a fumetti. 

Nel 2011, dopo la pubblicazione del primo libro di Zerocalcare, Michele Rech, ha avviato un blog a fumetti in cui pubblica le tavole del suo “eroe” e che è visitato ogni giorno da migliaia di estimatori. E’ stato, soprattutto, il mezzo più efficace per entrare in sintonia con il pubblico, per interpretarne i gusti,  per far raggiungere a “Zerocalcare: dodici” (euro 13) vette di vendita fino ad oggi precluse al genere “fumetto”.