23 ottobre 2013

IL GRANDE BELZONI, INDIANA JONES PADOVANO

Lo chiamavano Patagonian Samson, il Sansone Patagonico.
Era alto più di due metri; bastava che esibisse la sua forza erculea e sollevasse da solo una piramide di dieci persone per mandare in visibilio il pubblico dei teatri e dei circhi inglesi dei primi anni dell’ottocento.
In realtà, si chiamava Giovanni Battista Belzoni, era nato a Padova nel 1778, figlio di barbiere.
Dopo soggiorni a Roma, in Francia, Olanda e Spagna, era sbarcato a Londra nel 1803 e aveva intrapreso l’attività circense solo per sbarcare il lunario.
Sarebbe ripartito anni dopo per  una serie di viaggi in Egitto dove avrebbe messo a frutto le sue conoscenze d’idraulica e la sua passione per l’archeologia ed effettuato scoperte mirabolanti, come portare alla luce ben otto tombe nella sola Valle dei Re.
I reperti donati alla sua città (una piccola parte dei tanti presenti nei più importanti musei europei) impreziosiscono due sale dei Musei Civici agli Eremitani; l’eco dei suoi viaggi in terre esotiche si avverte ancora  nella “sala egizia” nel Caffè Pedrocchi; il suo nome è stato dato al capoluogo della  contea di Humphreys, nello stato del Mississippi; l’interesse per la sua figura di esploratore ed archeologo ha trovato nuovo alimento da quando il regista George Lucas lo indicò come fonte di ispirazione nella creazione del personaggio di Indiana Jones. 
Ora, alla sua vita avventurosa è dedicato un romanzo a fumetti di duecentossessanta pagine, intitolato “Il Grande Belzoni” scritto e illustrato da Walter Venturi, che la Sergio Bonelli Editore manderà in edicola a partire dal prossimo 30 ottobre.
“Un documentario dedicato ai primi egittologi – ci ha dichiarato Venturi a proposito del suo interesse per l’esploratore/archeologo – mi ha fatto scattare la molla! Una sera, sul divano, mezzo assonnato, sento in sottofondo parlare di un tale Belzoni, alto più di due metri, di Padova e… Bom, mi addormento. E comincio a sognare. Il giorno dopo ho fatto una ricerca sul web e mi sono trovato davanti il tipico, classico eroe dei fumetti d'avventura, per di più italiano, sconosciuto, con una vita burrascosa e piena di emozioni… Una manna, per un disegnatore di fumetti!’’.
Ed è per questa ragione che Walter Venturi - nato a Roma nel 1969, con alle spalle una solida professionalità fatta di storie apparse su Storpio e Lanciostory e collaborazioni alle serie "John Doe", "Detective Dante", "Kylion" e "Brad Barron" - presenta il progetto a Sergio Bonelli ricevendo l’incoraggiamento ad andare avanti.
Così, inizia un lavoro, durato dieci anni, di raccolta di ogni possibile elemento utile per creare il “suo” Belzoni.
“Oltre alla biografia “Il gigante del Nilo”, di Marco Zatterin –  ha raccontato - fondamentali sono stati i suoi diari di viaggio, veri best seller dell’epoca con ben tre edizioni. Ci sono anche dei suoi ritratti, ma io l’ho immaginato, basandomi sulle sue descrizioni, ancora più rosso di capelli, con un bel barbone di fuoco! E mi sono soffermato sulla sua psicologia, il suo cambiamento, il suo evolversi attraverso le esperienze. Dato che l’azione si svolge nei primissimi anni dell’ottocento e non avendo a disposizione fotografie, ho guardato le incisioni, le caricature, le illustrazioni di artisti come George Cruikshank, Thomas Rowlandson, George Scharf per le scene in Inghilterra e i dipinti degli “orientalisti” per le location egiziane, scoprendo magnifici pittori affascinati dal misterioso medio oriente. Ma anche i disegni di Belzoni stesso, oltretutto un buon illustratore!”.
Il risultato, dopo molti anni di lavoro è questo “Il Grande Belzoni” un graphic novel in bianco e nero che porterà i lettori alla scoperta di un padovano davvero fuori dal comune: “ Grazie a lui e alla sua vita rocambolesca – ribadisce Venturi -  possiamo oggi ammirare gli splendori dell’antico Egitto. Egli liberò dalla sabbia il tempio di Abu Simbel, scoprì l’entrata della piramide di Chefren e la tomba di Seti I nella Valle dei Re pur non essendo un archeologo o un forbito professore. 
Leggendo i suoi diari e la sua biografia si capisce come incarni lo spirito dell’“italiano vero”, che cerca fortuna in un Italia da sempre in bilico e che deve soffrire prima di veder realizzato un sogno. Che realizzò grazie all’appoggio dall'Inghilterra! Oggi potrebbe essere un esempio di self-made man e di “cervello in fuga”.

Un padovano, Giovanni Battista Belzoni, che, come recita un personaggio del fumetto “ebbe il coraggio di guardare oltre l’orizzonte, così i sogni coincidevano con la realtà”.