IL GRANDE BELZONI, INDIANA JONES PADOVANO
Lo chiamavano Patagonian Samson, il Sansone Patagonico.
Era alto più di due metri; bastava che esibisse la sua forza
erculea e sollevasse da solo una piramide di dieci persone per mandare in
visibilio il pubblico dei teatri e dei circhi inglesi dei primi anni
dell’ottocento.
In realtà, si chiamava Giovanni Battista Belzoni, era nato a
Padova nel 1778, figlio di barbiere.
Dopo soggiorni a Roma, in Francia, Olanda e Spagna, era
sbarcato a Londra nel 1803 e aveva intrapreso l’attività circense solo per sbarcare
il lunario.
Sarebbe ripartito anni dopo per una serie di viaggi in Egitto dove avrebbe
messo a frutto le sue conoscenze d’idraulica e la sua passione per
l’archeologia ed effettuato scoperte mirabolanti, come portare alla luce ben
otto tombe nella sola Valle dei Re.
I reperti donati alla sua città (una piccola parte dei tanti
presenti nei più importanti musei europei) impreziosiscono due sale dei Musei
Civici agli Eremitani; l’eco dei suoi viaggi in terre esotiche si avverte
ancora nella “sala egizia” nel Caffè
Pedrocchi; il suo nome è stato dato al capoluogo della contea di Humphreys, nello stato del
Mississippi; l’interesse per la sua figura di esploratore ed archeologo ha
trovato nuovo alimento da quando il regista George Lucas lo indicò come fonte
di ispirazione nella creazione del personaggio di Indiana Jones.
Ora, alla sua vita avventurosa è dedicato un romanzo a
fumetti di duecentossessanta pagine, intitolato “Il Grande Belzoni” scritto e
illustrato da Walter Venturi, che la Sergio Bonelli Editore manderà in edicola
a partire dal prossimo 30 ottobre.
“Un documentario dedicato ai primi
egittologi – ci ha dichiarato Venturi a proposito del suo interesse per l’esploratore/archeologo
– mi ha fatto scattare
la molla! Una sera, sul divano, mezzo assonnato, sento in sottofondo parlare di
un tale Belzoni, alto più di due metri, di Padova e… Bom, mi addormento. E
comincio a sognare. Il giorno dopo ho fatto una ricerca sul web e mi sono
trovato davanti il tipico, classico eroe dei fumetti d'avventura, per di più
italiano, sconosciuto, con una vita burrascosa e piena di emozioni… Una manna,
per un disegnatore di fumetti!’’.
Ed
è per questa ragione che Walter Venturi - nato a Roma nel 1969, con alle spalle
una solida professionalità fatta di storie apparse su Storpio e Lanciostory e
collaborazioni alle serie "John Doe", "Detective
Dante", "Kylion" e "Brad Barron" - presenta il
progetto a Sergio Bonelli ricevendo l’incoraggiamento ad andare avanti.
Così, inizia un lavoro, durato dieci anni, di raccolta di ogni
possibile elemento utile per creare il “suo” Belzoni.
“Oltre
alla biografia “Il gigante del Nilo”, di Marco Zatterin – ha raccontato - fondamentali sono stati i suoi
diari di viaggio, veri best seller dell’epoca con ben tre edizioni. Ci sono
anche dei suoi ritratti, ma io l’ho immaginato, basandomi sulle sue
descrizioni, ancora più rosso di capelli, con un bel barbone di fuoco! E mi
sono soffermato sulla sua psicologia, il suo cambiamento, il suo evolversi attraverso
le esperienze. Dato che l’azione si svolge nei primissimi anni dell’ottocento e
non avendo a disposizione fotografie, ho guardato le incisioni, le caricature,
le illustrazioni di artisti come George Cruikshank, Thomas Rowlandson, George
Scharf per le scene in Inghilterra e i dipinti degli “orientalisti” per le
location egiziane, scoprendo magnifici pittori affascinati dal misterioso medio
oriente. Ma anche i disegni di Belzoni stesso, oltretutto un buon illustratore!”.
Il
risultato, dopo molti anni di lavoro è questo “Il Grande Belzoni” un graphic
novel in bianco e nero che porterà i lettori alla scoperta di un padovano davvero
fuori dal comune: “ Grazie a lui e alla sua vita
rocambolesca – ribadisce Venturi - possiamo oggi ammirare gli splendori dell’antico
Egitto. Egli liberò dalla sabbia il tempio di Abu Simbel, scoprì l’entrata
della piramide di Chefren e la tomba di Seti I nella Valle dei Re pur non
essendo un archeologo o un forbito professore.
Leggendo
i suoi diari e la sua biografia si capisce come incarni lo spirito
dell’“italiano vero”, che cerca fortuna in un Italia da sempre in bilico e che
deve soffrire prima di veder realizzato un sogno. Che realizzò grazie
all’appoggio dall'Inghilterra! Oggi potrebbe essere un esempio di self-made man
e di “cervello in fuga”.
Un
padovano, Giovanni Battista Belzoni, che, come recita un personaggio del
fumetto “ebbe il coraggio di guardare oltre l’orizzonte, così i sogni
coincidevano con la realtà”.