Sweet Salgari, by Paolo Bacilieri


21 marzo 2012

I loro nomi non vengono mai citati. E non c’è una sola vignetta che mostri le fattezze di Sandokan, di Yanek de Gomera e di Tremal-Naik o descriva spericolati abbordaggi nel Mar dei Caraibi.
In Sweet Salgari, commosso, raffinato e coinvolgente romanzo grafico da pochi giorni in libreria, il protagonista assoluto, l’autentico eroe, è il loro creatore, l’uomo che fondò la narrativa avventurosa italiana, ovvero il giornalista, scrittore e poeta veronese Emilio Salgari.
Il libro, pubblicato da Coconino Press (euro 17,50), ne narra la vita - cadenzata dall’inestinguibile bisogno di lanciare l’immaginazione oltre i confini della quotidianità - attraverso il linguaggio del fumetto, utilizzato con rara perizia da Paolo Bacilieri, veronese anch’egli, personalità artistica di primissimo piano tra gli autori nostrani di comics.
“Mi sono interessato alla vicenda umana di Salgari - ci ha dichiarato - perché così densa di eventi, ora buffi, ora certo drammatici, poco o per nulla noti se non agli studiosi, che sembravano fatti apposta per essere raccontati a fumetti, ma anche perché trovo in lui un’affinità spirituale, una parentela professionale. Salgari è una specie di bisnonno di coloro che, come me, scrivono e disegnano fumetti e che alla sua prosa dinamica, ai suoi personaggi, ai suoi dialoghi ruggenti, alle suggestioni che ancora irradiano dalle pagine dei suoi racconti, sono, in qualche modo, debitori”.
Progettato nel corso di dieci anni e costruito a piccole dosi (e alla contemporanea stesura degli albi bonelliani Napoleone e Jan Dix, della serie Zeno Porno, dei libri Patty Paradise e Scusa Sadik, hai visto Diabolik?, del thriller Adiós muchachos), Sweet Salgari ambienta ogni capitolo in una delle diverse città in cui l’inventore dei pirati della Malesia peregrinò nel corso della sua esistenza.
Con lunghe sequenze, i disegni si soffermano sui rispettivi panorami, mentre le didascalie adottano, per descriverli, brani tratti, di volta in volta, da I misteri della Giungla Nera, da Le pantere di Algeri, La città del re lebbroso, Le Meraviglie del 2000, Il Corsaro Nero, creando effetti lirici e stranianti.
Il primo atto ha per scenario Torino, la mattina del 25 aprile del 1911. Dopo aver scritto una lettera d’addio ai figli e una di accusa ai suoi editori, Salgari, ometto dagli occhi vivaci e dai baffi gagliardi, in abiti da buon borghese (paglietta, foulard, impermeabile e bastone da passeggio) si avvia risoluto verso un bosco, poco lontano dalla sua casa. Qui, il tempo della narrazione smette di seguire la cronologia degli eventi, ma vaga nel passato per mettere in luce ed accostare le varie tessere che composero la vita del romanziere.
Solo alla fine di ogni capitolo, come un inesorabile mantra, Bacilieri, utilizzando una grande vignetta o una rapida sequenza di vignette, riporta il lettore nel bosco di Val San Martino, dove, con un dozzinale rasoio, Salgari sta infierendo sul proprio corpo.
L’ultimo capitolo diventa un’autentica elegia, uno struggente lamento funebre.
Tra la folla commossa che accompagna la bara, Bacilieri pone anche Garrone, Bottini, De Rossi e Franti, i protagonisti del libro Cuore, a rappresentare tutti i lettori di quella generazione e delle successive, capaci di sognare l’inimmaginabile grazie al romanzi di Emilio Salgari.