MUÑOZ E LA VOCE DEL TANGO


12 marzo 2010


Aveva nobilitato il tango, Carlos Gardel.
Nei primi decenni del secolo scorso, grazie a centinaia di incisioni, a vari film, a numerose tournée in giro per l’Europa e per le due Americhe, trasformò brani nati attorno al Rio de la Plata, come Volver, Caminito, Adios Muchachos, Tomo y Obligo in immortali successi internazionali.
Cantò, soprattutto, l’Argentina: terra edenica per milioni e milioni di miserabili in fuga dal vecchio continente, luogo di anarchiche euforie, caotica vetrina del mondo intero.
Forse fu proprio per questo che, nel 2003, la sua voce venne dichiarata dall’Unesco, Patrimonio Culturale dell’umanità.
Anche Carlos Sampayo e José Muñoz sono due voci dell’Argentina.
Scrittore e giornalista il primo, illustratore, pittore e fumettista l’altro, ambedue esuli con l’avvento della dittatura militare negli anni settanta, conosciutisi in Europa e passati a vivere in Italia per lavorare assieme come autori di fumetti.
Da qui, hanno conquistato i lettori di mezzo mondo con una serie d’ambientazione newyorchese, intitolata “Alack Sinner”: Sampayo fornendo trame secche ed esplosive, Muñoz traducendole in immagini in cui il contrasto tra il nero della china e il bianco del foglio genera inedite emozioni ed effetti grafici ammalianti.
L’Argentina, tuttavia, emerge come una languida nostalgia per le proprie radici e come un indignato sconforto per la sua sorte attuale, nei lavori successivi dei due artisti.
Muñoz, in particolare, ne ha descritto i personaggi e gli ambienti nel libro “La Pampa y Buonos Aires”, cercando, in questa maniera, di mantenere saldo, pur nella densa matassa delle sue esperienze, quel bandolo estetico, culturale, umano, che indissolubilmente lo lega alla sua terra d’origine. E da qui è nato il progetto di raccontare a fumetti il mito di Carlos Gardel, paradigma dell’Argentina stessa.
Il lavoro di Muñoz per i disegni e di Sampayo per i testi, è durato quasi cinque anni e ha prodotto oltre cento tavole a fumetti, pubblicate in due tomi in Francia da Futuropolis e ora, per il pubblico italiano, raccolte dall’editrice Nuages in un solo, imprescindibile volume intitolato, appunto,”Carlos Gardel”.
Non si tratta però di una biografia, bensì di una “variazione sul tema, di un’opera artistica basata su alcuni aspetti della vita di un artista” anche perché Gardel aveva gremito la sua vita di notizie dubbie, di date incerte, di ambigue verità. “Alcuni dei personaggi che compaiono in questa storia, ha dichiarato Sampayo, sono realmente esistiti, altri personaggi sono immaginari, come lo è il Carlos Gardel che mettiamo in scena, certi che non ce ne avrebbe voluto, lui che per primo seminava dubbi ed evitava certezze’’.
“Carlos Gardel” è anche una mostra che gli amanti del tango e gli appassionati dell’arte del fumetto potranno ammirare dal 12 marzo fino a tutto maggio presso la Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Cà Pesaro, a Venezia.
Con una novità rispetto alle abituali mostre di fumetti. In questa esposizione, le centonove tavole dipinte da José Muñoz non saranno disposte secondo l’ordine narrativo, ma collocate in diciannove quadri di varie dimensioni, e accostate le une alle altre seguendo esclusivamente l’armonia delle macchie d’inchiostro e della danza del pennello. Così da creare un’opera d’arte inedita, dove i segni del fumetto si fondono davvero con le evoluzioni del tango e con i misteri della vita dell’uomo che lo cantò.