Gargantua, un capolavoro di Dino Battaglia.


27 maggio 2007

Mentre i suoi colleghi cercavano ispirazione all’interno delle categorie dell’avventura e confidavano di legare i loro nomi a quello di un “eroe” capace di garantire un duraturo successo, Dino Battaglia navigava contro corrente instaurando un rapporto originale e intenso con i capolavori della letteratura mondiale. Negli anni cinquanta aveva lasciato tracce della sua personalissima cifra grafica in serie western come Pecos Bill e El Kid e su tanti racconti scritti da Mino Milani per il Corriere dei Piccoli, ma appena, a metà degli anni sessanta, ebbe inizio quella autentica “rivoluzione culturale” che portò alla rivalutazione della storia e del linguaggio del fumetto, egli ne diventò uno dei protagonisti più significativi. Nel giro di un anno, tra il 1967 e il 1968, il pubblico adulto e la critica poterono ammirarlo in due autentici capolavori: “Moby Dick”, tratto dall’omonimo romanzo di Melville e “La nube purpurea”, ispirato al racconto di Mattew P. Shiel e che vennero pubblicati rispettivamente su Sgt. Kirk e su Linus. Si trattava di autentiche sfide, di colossali confronti, di palesi tentativi di assegnare alle vignette in sequenza lo status di espressione artistica a tutto tondo. Impresa che solo a lui poteva riuscire non solo perché era in possesso di un ampio e collaudato bagaglio tecnico, ancora insuperato a più di vent’anni dalla sua morte, ma soprattutto perché dotato di un’eleganza espressiva mai ridondante, di una grafia dinamica e, nello stesso tempo, contemplativa, di una sensibilità non comune nel percepire le atmosfere letterarie, nel rappresentare le emozioni, le malinconie, le ansie, le angosce, e, dunque, nel far emergere ogni sfumatura dell’animo dei personaggi..
Dino Battaglia e la letteratura divennero un sodalizio indissolubile, i cui risultati ogni volta stupivano i lettori e svelavano quanto fossero ampi e suggestivi i territori della fantasia che la creatività del Maestro stava, per la prima volta nella storia dei fumetti italiani, eplorando.
Per più di quindici anni, Dino Battaglia inanellò una serie di trasposizioni di celebri romanzi, passando con eguale efficacia e con esiti sempre abbaglianti dalle fiabe di Oscar Wilde, raccolte col titolo “Il principe felice” ai racconti di Maupassant (tutti parimenti efficaci, da “Due nemici” a “Un colpo di stato”), dai “fioretti” di Frate Francesco, realizzati per il Messaggero dei Ragazzi di Padova, fino al “Woyzeck” di Georg Buchner e alle novelle gotiche di Hoffmann, Stevenson e Lovecraft. Il che fece dire a Ranieri Carano, uno dei fondatori di Linus , “Dino Battaglia è stato un grande mediatore tra il cielo degli scrittori immortali e la terra dei mortali lettori di fumetti”.
Un fil rouge legava il suo rapporto con la letteratura (e col fumetto in generale), ne conformava le interpretazioni e si avvertiva, magari con diversa intensità, in tutti i suoi lavori. Si trattava di una originale, sincera propensione a cogliere il lato grottesco delle vicende, a leggere con un sorriso critico le situazioni descritte nei libri, a filtrare le sequenze attraverso un umorismo garbato, appena venato da quel lieve sarcasmo che solo chi conosce gli uomini e il mondo, magari per averli tante volte effigiati nelle vignette, sa manifestare. L’acme creativo fu raggiunto da Battaglia proprio con la versione a fumetti, per l’ebdomadario Il Giornalino, di un capolavoro del grottesco e della satira di costume, ovvero con quel “Gargantua e Pantagruel” che Francois Rabelais aveva composto nel 1532. Gremito di parole, di paradossi verbali, di metafore assurde, di iperbole visionarie, di invettive e polemiche, “Gargantua” divenne, nella sintesi espositiva che ne fece Battaglia, un travolgente susseguirsi di figure e di scenari, di gesti ciclopici e di ardite recitazioni, in cui, miracolosamente, l’intero lavoro rabelaisiano non disperde la sua carica iconoclasta anzi vi trova riflesse tutte le ragioni che lo ispirarono. Sempre al suo fianco, come colorista e come collaboratrice alla stesura dei testi, Battaglia ha avuto la moglie Laura de Vescovi che (dalla scomparsa del Maestro avvenuta nel 1983) ha sempre operato affinché le sue tavole non venissero disperse anzi continuassero, attraverso esposizioni in Italia e all’estero, a essere poste all’attenzione delle nuove generazioni. E’ dunque grazie alla sua collaborazione che i fumetti di “Gargantua e Pantagruele” vengono esposti a Dolo, nelle Sale dell’ex Macello, dal 26 maggio al 16 giugno, all’interno della diciannovesima rassegna nazionale di grafica intitolata “Umorismo e Satira”. Per l’occasione le novantasette tavole che compongono l’opera verranno illuminate con una tecnica che enfatizzerà il segno, i colori, le espressioni dei personaggi, i fondali, i meticolosi dettagli, insomma le mille sfumature che ancora definiscono come unica e inimitabile l’arte di Dino Battaglia.