Chimera


30 marzo 2006
di Lorenzo Mattotti
Coconino Press, euro 8,oo


Dopo oltre dieci anni dalla prima parziale pubblicazione sull’almanacco “Talking Heads” dell’editrice R&R, torna nelle librerie italiane, stavolta per i tipi di Coconino Press, una delle opere più visionarie e struggenti di Lorenzo Mattotti. Allora si chiamava “Il segreto del pensatore”, oggi, arricchita di dieci tavole finali, porta il titolo di “Chimera” in modo, forse, di dare maggiore evidenza alla dimensione onirica, fantastica e costantemente impalpabile delle immagini fissate nelle vignette. Si tratta in effetti di un fumetto, per lo più cadenzato in tavole di quattro inquadrature, declinato secondo quelle modalità liriche ed estetiche che caratterizzano lo stile dell’artista bresciano-udinese (ormai da un decennio operante a Parigi) e con le quali continua a sorprendere e a emozionare i lettori. Qui, palesando la necessità di una libertà espressiva più pressante anche di quanto già manifestato in capolavori come “Fuochi”, “L’uomo alla finestra” e “Stigmate”, Mattotti compone un autentico poema per immagini, dove i segni di china, diversamente modulati, non solo assumono una forza evocativa che trascende il bisogno di parole scritte, ma anche scandagliano i sentimenti, registrano l’intensità degli stati dell’anima e danno consistenza grafica alle infinite possibilità creative dell’immaginazione. C’è, infatti, una sola didascalia in tutto il libro; collocata sulla prima pagina, formata da poche righe, è tuttavia sufficiente per dare il via a un componimento muto eppure gremito di cifre simboliche che alludono a suoni, a rime, a versi, a metafore poetiche.
Un uomo, disteso sotto un albero, fissa il cielo e segue il flusso delle nuvole che, scolpite dal vento e dalla fantasia, per un po’ assumono forme leggiadre o sensuali, poi si trasformano, quasi inevitabilmente, in figure minacciose che incombono sulla terra come allegorie di ogni possibile paura. Vignetta dopo vignetta, Lorenzo Mattotti adegua la tecnica realizzativa al mutare delle necessità del racconto: all’inizio le linee d’inchiostro fluiscono, in punta di pennino, lungo tracciati sottili che hanno l’impalpabile consistenza delle chimere intraviste dal pensatore; dopo una decina di pagine il tratto si fa più denso, più fitto e oscuro, emarginando il biancore del cielo, che fino ad allora aveva illuminato le scene, a vantaggio di una cupezza oscura e malinconica; infine, nelle ultime tavole, il bisogno di illustrare l’angoscia senza infingimenti retorici obbliga l’autore ad utilizzare il pennello e a stendere la china in campiture fitte e simili all’intrico di un bosco.
Definita dallo stesso Mattotti come una “improvvisazione poetica”, “Chimera” costituisce il primo capitolo di un più ampio progetto lirico-grafico che dovrebbe dipanarsi in altre due pubblicazioni in cui l’istinto creativo dell’artista troverà nuove ispirazioni e ulteriori declinazioni e delle quali, come è ovvio, quando l’argomento attiene l’ambito delle visioni, non è possibile prevedere le uscite.