Altan

12 maggio 2011

Fu nel numero di marzo del 1974 che i lettori di Linus conobbero Altan.
La sua firma accompagnava una striscia con protagonista Trino, un dio operaio costretto a creare il mondo per conto di un laido committente.
Il tema inusuale e soprattutto il nome, Altan, fecero ritenere a non pochi linusiani che si trattava di autore straniero, magari francese dato che in quel modo, con un solo lemma, i disegnatori umoristici d’oltralpe - Gébé, Reiser, Topor, Sempé, Copi - siglavano le loro opere.
Poi, quando il Corriere dei Piccoli pubblicò i fumetti di Pimpa e il suo segno conquistò anche il pubblico infantile, si scoprì che non solo si trattava di un artista eclettico, ma che era italiano, nato
a Treviso nel 1942, che aveva studiato a Bologna, frequentato architettura a Venezia, e il cui nome completo era Francesco Tullio Altan. Già nel 1962 suoi disegni erano apparsi sul settimanale Le Ore, inoltre aveva illustrato alcuni libri, lavorato per il cinema, disegnato vignette per il mensile Playmen, e vissuto per cinque anni in Brasile dove si era sposato ed aveva avuto una figlia.
“Arrivai a Rio de Janeiro nel 1970 con una troupe della RAI - ci ha raccontato - e facevo un po’ di tutto, dal fonico allo scenografo, allo sceneggiatore”. In Brasile, poiché ama disegnare e conosce alla perfezione le tecniche grafiche, oltre a star dietro alla macchina da presa, tratteggia figure per l’editoria e la pubblicità, e inventa fumetti che vengono pubblicati sull’inserto per l’infanzia del quotidiano Jornal do Brasil. “Non avevo ancora deciso quale fosse la mia strada. Quando nel 1975 tornai in Italia con moglie e figlia, prevedevo di rimanervi per una decina di mesi o poco più; il tempo per far visita ai parenti, incontrare Marcelo Ravoni, l’agente letterario grazie al quale Trino era stato pubblicato su Linus e procurarmi qualche lavoro da realizzare in Brasile. Ma le cose andarono in maniera inaspettata”. Successe che i linusiani, e non solo loro, sedotti della sua genialità, chiedevano nuovi capolavori. 
Così Altan decise di rimanere a vivere in Italia dove, come tutti sanno, ha inventato Cipputi e Kamillo Kromo, riscritto le vite di Colombo e Francesco d’Assisi, architettato - con Ada, Macao, Cuori Pazzi, Friz Melone, Zorro Bolero - il feuilleton a fumetti, affidato ai personaggi delle sue vignette migliaia di battute dense di sarcasmo e di filosofiche rivelazioni, impreziosito racconti e romanzi con le sue illustrazioni.
Tuttavia le opere prodotte a Rio de Janeiro, se si escludono alcune esposte sei anni fa ad Este, rimasero, al pubblico degli appassionati e degli esperti, sconosciute. 
O, per lo meno, lo saranno fino al 13 maggio. 
Quel giorno, la lacuna verrà colmata. Allo scoccare della mezzanotte, al Palazzo Foscolo di Oderzo, si inaugura la mostra “La Divina.Com” che, oltre ad affiancare alle opere dell’artista opitergino Alberto Martini le illustrazioni “infernali” realizzate da Altan per il poema “La nuova Commedia di Dante”, presenta, in una sezione intitolata “Alter Altan”, sessantacinque immagini del periodo carioca, selezionate Mara Chavez, moglie dell’artista, e ancor’oggi assolutamente godibili. 
Con un’estrema varietà di procedure grafiche – dal pennino per i densi tratteggi, al pennarello, dalle tempere al collage - raffigurano donne nude, gatti bizzarri, animali fantastici che rivelano lo stile personalissimo, già maturo, morbido, avvolgente di Altan, quarant’anni fa.
La mostra “La Divina.Com”, visitabile fino al 30 giugno, è accompagna da un volume, curato da Andrea Princivalli e Anna Alemanno ed edito dalla Tipografia Asolana in cui questi disegni di sapore esotico sono in gran parte riprodotti per la gioia del pubblico e dei vecchi linusiani.